Eduardo Colombo, L’ordine gerarchico e la differenza dei sessi
da Réfractions n° 24, maggio 2010
Traduzione di Ario Libert
... e lo stupore teneva gli dei immortali e gli uomini mortali/ come videro l’insuperabile inganno, senza scampo per gli uomini...
Esiodo, Teogonia
E Zeus, tonante tra le nubi, credette questo male così bello per l’infelicità dei mortali. Inganno attraente senza fondo e senza uscita, da essa uscirà "la razza, la pianta maledetta delle donne, terribile flagello installato in mezzo agli uomini mortali". Nel suo cuore irritato voleva vendicare l’affronto di Prometeo che aveva rubato il fuoco, e calmare così il suo pesante corruccio di tiranno, secondo quanto ci racconta Esiodo in Teogonia , nel VII secolo avanti Cristo.
Più di un millennio prima, le prime codificazioni delle leggi di cui abbiamo conoscenza (codice di Ur-Nammu [2112-2095 a. C.], di Lipit-Ishtar [1934-1924 a. C.], Hammurabi di Babilonia [verso il 1760 a. C.]), mostrano che le istituzioni della città erano da sempre francamente androcentriche.
Durante il IV secolo della nostra era, quando il cristianesimo divenne religione dell’Impero, poiché il potere politico era patriarcale, non vi fu bisogno di inventare la repressione della sessualità gli bastato accentuare alcune relazioni sintagmatiche per sigillare la dipendenza di tutti all’ordine gerarchico. Sin dalle origini l’uomo ha disobbedito. Ribelle, "doveva essere colpito con una giusta condanna a morte", Corrotto dalla disobbedienza, "dovette soffrire nelle sue membra tutte le rivolte della concupiscenza e tendere le sue mani ai legami della morte. Colpevole e punito, gli esseri che nascono da lui, li genera tributari del peccato e della morte", scrive san Agostino [354-430]. Il rifiuto di sottomettersi al potere sovrano riunisce la "sessualità e la morte nell’immaginario cristiano.
La nostra epoca poggia su questa episteme tradizionale che articola la differenza gerarchica dei sessi, il potere e la morte, sia a livello del mentale che del sociale, diverse teorizzazioni nel campo delle scienze umane lo attestano. Questa episteme della soggezione riconosce a torto o a ragione una proibizione all’origine dell’istituzione della società Per Freud, la prima fase della cultura, che implica la proibizione della scelta dell’oggetto incestuoso, costituisce "forse la mutilazione più netta che la vita amorosa umana abbia subito nel corso dei tempi".
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