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L’anarchismo e la disputa sulla postmodernita
di Eduardo Colombo
Articolo pubblicato online il 14 febbraio 2011
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Libertaria anno 12 - n.1-2 / 2010

traduzione di Giovanni Cella

da "Rèfractions" n. 20 (2008)

L’anarchisme et la querelle de la postmodernité


Due tendenze, «liberale» e «postmoderna», si muovono nella direzione delle esigenze del neoliberalismo oggi dominante.Queste due tendenze determinano modifiche importanti nel corpus teorico ell’anarchismo,ma influiscono anche nelle pratiche delle lotte sociali. Le critiche al corpus teorico dell’anarchismo, sia della componente liberale sia di quella postmoderna, ci interrogano sulla specificità o l’identità dell’anarchismo. Così a scoprire che il nodo centrale della critica postmoderna si riassume nella denuncia dell’Illuminismo, considerato come ideologia legittimante la modernità. In questo modo si mettono in un angolo tutti i progressi della modernità critica e rivoluzionaria del diciannovesimo e della prima metà del ventesimo secolo.Da queste considerazioni muove Eduardo Colombo su anarchismo e postanarchismo.

Colombo, professore di psicologia sociale nelle università di La Plata e Buenos Aires, è stato costretto a lasciare l’insegnamento dopo il colpo di stato del generale Juan Carlos Ongania.Ha diretto la rivista Psiquiatria Social dal 1967 al 1970, quando si è trasferito a Parigi.Dove esercita la professione di psicoanalista. Redattore della rivista semestrale Réfractions (questo saggio è tradotto dal n. 20/2008). In Italia ha pubblicato "Lo spazio politico dell’anarchia "(2008).

«È un errore molto diffuso nel popolo quello di confondere Faust il mago e Faust l’inventore della stampa, errore molto espressivo e che racchiude un senso profondo; il popolo ha identificato questi due personaggi, perché percepiva confusamente che l’orientamento intellettuale, di cui i maghi erano il simbolo, aveva trovato nella stampa il suo più terribile strumento di propaganda. Questo orientamento intellettuale non è altro che il pensiero stesso nella sua opposizione al cieco credo del Medio Evo, alla fede che tremava di fronte a tutte le autorità del cielo e della terra, alla fede che contava sull’indennizzo di lassù in cambio delle privazioni di quaggiù, alla fede degli umili infine, quale la comandava la Chiesa. Faust inizia a pensare; la sua empia ragione si rivolta contro la sacra fede dei
suoi padri».

Heinrich Heine. La légende de Faust, Gallimard, Parigi, 1998, p. 364

«La sua empia ragione si rivolta contro
la sacra fede dei suoi padri
». La leggenda di Faust potrebbe esemplificare l’uscita dal medio evo che permise ai tempi moderni di pensarsi quale età della ragione. Sulle tracce della secolarizzazione si svilupperà la critica di tutte le forme di autorità. La lunga servitù, il sospetto coercitivo, la disciplina imposta dalle norme della Chiesa hanno fatto nascere negli spiriti una «curiosità senza scrupoli» e il libero esame non poteva che contestare o negare le tradizioni: «all’eresia faceva seguito l’incredulità». È allora che la «modernità»
entra in scena. La libertà ombrosa dell’anarchismo vi troverà il suo orientamento.

leggere il seguito (p. 46 - 62)

http://www.libertaria.it/pdf/Libertaria1_2_2010.pdf

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