Opere libertarie. Libertinismo. Xavier Bekaert, « La servitù volontaria »
da : "Réfractions" n° 7, Autunno 2001
Traduzione di Ario Libert
Reso immortale dalla sua amicizia con Montaigne, l’umanista Étienne de La Boétie (1530-1563) è anche conosciuto per il suo Discours de la servitude volontaire [Discorso della servitù volontaria], redatto secondo Montaigne, "durante la sua prima giovinezza, in onore della libertà contro i tiranni" (sempre secondo Montaigne, il Discours sarebbe stato scritto da La Boétie tra i sedici e diciotto anni. Considerando la maturità del testo, sembra tuttavia concepibile che sia stato rimaneggiato più tardi quando La Boétie era studente all’università di Orléans).
Questo scritto fu utilizzato come testo militante (con l’appellativo di Contr’un) molte volte nel corso della storia di Francia quando il popolo si ribellava contro l’autorita monarchica. La potenza sovversiva della tesi sviluppata nel Discours non si è mai smentita. Anche se sarebbe anacronistico qualificarla come anarchica, questa tesi così originale e così moderna risuona anocra oggi nella riflessione libertaria sul principio d’autorità.
Il giovane umanista di Bordeaux ricercava una spiegazione allo sbalorditivo e tragico successo che avevano le tirannie della sua epoca. Allontanandosi dalla via tradizionale, La Boétie porta la sua attenzione non sui tiranni ma sui sudditi privati della loro libertà. E pone una domanda sconcertante : come può essere che "tanti uomini, tanti borghi, tante città, tante nazioni sopportano qualche volta un solo tiranno, che non ha altra potenza se non quella che essi gli danno ?".
L’originalità della tesi di La Boétie è contenuta interamente nell’associazione paradossale dei termini "servitù" e "volontaria". Contrariamente a ciò che molti immaginano, la servitù non sarebbe forzata, sarebbe del tutto volontaria. Come concepire altrimenti che un piccolo numero costringa l’insieme dei cittadini ad obbedire così servilmente ?
"È vero che all’inizio si serve costretti e vinti dalla forza ; ma coloro che vengono dopo servono senza rammarico e fanno volentieri ciò che i loro predecessori avevano fatto per costrizione".
Infatti, ogni potere, anche quando si impone dapprima con la forza delle armi, non può dominare e sfruttare a lungo una qualunque società senza la collaborazione (attiva o rassegnata) di una frazione notevole dei suoi membri. Tre secoli più tardi, gile sferzanti affermazioni dell’anarchico Anselme Bellegarrigue faranno anche eco a questa tesi.
"Avete creduto sino ad oggi che vi erano dei tiranni ? Ebbene, vi siete sbagliati, non vi sono che schiavi : là dove nessuno obbedisce, nessuno comanda".
Ma il Discours non si riduce a questa analisi chiaroveggente del dominio da parte di una minoranza per mezzo della passività complice della maggioranza ; l’adolescente inebriato di libertà vi lancia un ardente appello alla renitenza contro i despoti. Denunciando la servitù volontaria dei popoli, egli crea allo stesso tempo il tallone d’Achille di tutte le tirannie e propone una via d’uscita. Poiché "non sono le armi che difendono il tiranno" ma il popolo che si asservisce per la sua docilità, dovrebbe essere possibile liberarsi dal giogo dell’oppressore, anche senza la forza delle armi. Perché "i tiranni, più saccheggiano, più esigono" e "più li si servono, più si rafforzano," al contrario "se non si dà loro nulla, se non si obbedisce affatto, senza combattere, senza colpire, essi rimangono nudi e sconfitti e non sono più nulla".
La Boétie fu così uno dei primi a pretendere che era possibile resistere all’oppressione in altro modo che la violenza. Poiché l’autorità costruisce principalmente il suo potere sull’obbedienza che gli oppressi consentono, una strategia di resistenza senza violenza è possibile, organizzando collettivamente il rifiuto di obbedire o di collaborare. È su questa base che si costruiranno le numerose lotte di disobbedienza civile che il XX secolo ha conosciuto e che hanno, tra l’altro, condotto all’affondamento pacifico di numerose dittature. "Siate risoluti a non servire più ed eccovi liberi".
Ecco l’insegnamento indispensabile che La Boétie ci ha lasciato.